La crisi economico finanziaria sta rendendo gli italiani sempre più poveri e pessimisti. Di qui la necessità di tagliare qualsiasi aspettativa di investimento futura, scegliendo invece – ove possibile – la più congrua strada del risparmio.
A sostenerlo sono alcune ricerche disgiunte, ma in grado di condurre a un’unica considerazione di base: gli italiani domandano sempre meno prestiti, e puntano ad accantonare i pochi euro rimasti alla fine del mese.
Secondo quanto ad esempio affermava pochi giorni fa la Banca d’Italia nel suo bollettino periodico, i finanziamenti sono calati dell’1,6 per cento rispetto a un anno fa, con il credito alle famiglie in calo dello 0,6 per cento, a fronte di una flessione ancora più grave per le attività imprenditoriale.
Di simile opinione l’approccio di Crif, che in riferimento al mese di febbraio ha sottolineato come le domande di finanziamento personale stiano subendo gli effetti negativi del crollo dei consumi e, di conseguenza, le minori propensioni all’indebitamento per effettuare operazioni di acquisto di beni durevoli.
Tuttavia – sebbene di difficile analisi puntuale – si osserva come le richieste di prestiti finalizzati hanno fatto riscontrato un andamento pressochè stabile rispetto a un anno fa, contro una contrazione superiore al 3 per cento nel numero di finanziamenti di natura personale. In calo anche il volume medio di importo richiesto agli istituti di credito, passati a quota 7.644 euro a febbraio, di cui 4.535 euro per i prestiti finalizzati e 11.664 euro per i prestiti personali.
A conferma della sfiducia ulteriore degli italiani nei confronti del futuro a breve e medio termine sono inoltre giunti gli ultimi dati da parte di Findomestic, che denota come il dato sulla fiducia dei consumatori italiani sia precipitato dal 3,29 di gennaio al 3,21 di febbraio. Considerato che la scala di valori va da 0 a 10, e che tutti i valori sotto i 7 non sono ritenuti molto soddisfacenti, la valutazione è facilmente traibile.